mercoledì 23 maggio 2012

Ingegneria delle fortificazioni

Approfondimenti sulle fortificazioni si possono trovare nel libro Storia delle macchine di Vittorio Marchis, docente di Storia della Tecnologia al Politecnico di Torino. 


Rocca di Mondavio
Un importante ingegnere militare fu Francesco di Giorgio (Siena, 1439-1502) che studiò scultura a Orvieto presso Angellino da Fiesole, dal 1458 al 1464 lavorò a Torino e fece un primo soggiorno a Roma. A questi anni risalgono le prime esperienze come architetto. Nel 1469 fu incaricato di sovrintendere al servizio delle acque e acquedotti della città di Siena; qualche anno più tardi, nel 1477, la città concesse a Francesco di Giorgio di andare a lavorare presso Federico di Montefeltro, duca di Urbino. Qui, nel periodo più fecondo della sua vita, ebbe modo di esercitare attività di ingegnere militare, architetto e trattatista; a Federico di Montefeltro dedicò i suoi trattati di architettura, ingegneria e arte militare. Nel 1486 fece ritorno a Siena, e nei suoi ultimi anni venne richiesto da molte parti d'Italia per dare consigli e preparare progetti: lavorò a Casole d'Elsa, Milano, Parma, Napoli. La fama di Francesco di Giorgio è certamente legata all'innovazione del sistema difensivo delle mura delle fortezze e delle città, al fine di resistere agli attacchi delle bocche da fuoco e contemporaneamente alla possibilità di armare la difesa con tiri incrociati. La trasformazione del donjon in bastione è il primo passo di un'evoluzione che giungerà sino a Vauban. Ma Francesco ritiene di importanza strategica anche altre macchine, oltre a catapulte e cannoni. (pp. 75)


The practise of fortification (1589) di Paul Ive (1550? - 1604) è un trattato dell'Inghilterra elisabettiana che rispecchia appieno la maniera di fortificare del tempo con mura bastionate e a contrafforti. Anche l'Architettura militare (1602) del milanese Gabriello Busca (1540 - 1602), pur interessandosi di difese fortificate e di fortezze, non dimentica le "macchine" e come già aveva fatto Ramelli si intrattiene sui "ponti stabili" e su quelli "levatoi".
L'ingegneria delle fortificazioni, che dipartendosi da Francesco di Giorgio arriva sino a Vauban, diviene importante anche per la storia delle tecniche, perché il nuovo disegno difensivo del territorio è la conseguenza diretta dell'uso di nuove armi e di nuovi materiali. il donjon che si trasforma in bastione fortificato, la caponniera che evolve nei rivellini e nelle tenaglie, le cortine e i cammini coperti, come pure gli orecchioni dei bastioni, atti ad alloggiare le bocche da fuoco, sono tutte conseguenze dell'impiego sempre più massiccio di armi da fuoco più potenti e precise. (pp. 84-85) 


Verso la fine del 1600 la teoria e la pratica delle fortificazioni vede la nascita degli ingegneri militari come prima categoria professionale con compiti strettamente tecnologici. Le macchine da assedio, le mura, i valli e i bastioni sono nuovi prodotti di una tecnologia costretta a evolvere in funzione dei progressi di armi e armamenti. 
Vauban, e soprattutto i metodi di fortificazione da lui attuati nel sistema difensivo francese a cavallo tra XVII e XVIII secolo, non sono che l'estrema conseguenza di un processo iniziato con Francesco di Giorgio e con la consapevolezza che le difese murarie classiche non sono adatte a reggere al fuoco delle artiglierie. 
Quando nel 1738 Carlo Emanuele III ordina la ricostruzione dell'arsenale di Torino sugli spalti della città in direzione sud-ovest, su disegno del capitano d'artiglieria Antonio Felice De Vincenti, tutta l'attività di produzione di cannoni trova una nuova sede. L'anno successivo (1739), l'arsenale diventa anche sede, per volontà dello stesso sovrano, delle Scuole teoriche e pratiche di artiglieria e fortificazioni. (pp. 188)

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